Cédric Dasesson non è il suo vero nome, e lui non è francese. È un fotografo italiano affascinato dai movimenti del mare e dal modo in cui la luce si rifrange sulla costa. Della contemplazione lenta del paesaggio, Cedric ha fatto la sua ricerca personale e un profilo artistico in cui convergono lo sguardo da architetto e la sensibilità di un fotografo.
Linee, geometrie, vapori, sagome, bianco. Abbiamo incontrato Cédric e curiosato fra i suoi elementi, quelli da cui prendono forma visioni in bilico tra sogno e realtà.
Cosa racconta di sé una persona che in genere non si racconta?
Racconta solo di ciò che vuole far conoscere. Nel mio caso, quindi, racconto dell’ amore per l’architettura e per il paesaggio, sia sott’acqua che fuori dall’acqua.
Cosa ti affascina?
L’architettura. In particolar modo quella intrinseca nella natura. Poi la scoperta del colore di una roccia; il frastagliamento nel profilo di una costa; un luogo ancora inesplorato, ma ancor di più un luogo familiare di cui non conoscevo però tutti i segreti.
Ricorda “a voce alta” lo scatto, consapevole o inconsapevole, che ha segnato il principio.
Due in particolare. Una fotografia scattata nella spiaggia di Chia in una giornata d’inverno. Quello scatto mi avrebbe permesso di esporre ad una fiera in Guadalupe. Il secondo è uno scatto che continua a “perseguitarmi”, mi ritorna sempre agli occhi ovunque io mi trovi. Dopo un servizio matrimoniale, con un amico ci fermammo nella zona di Arbatax, in Sardegna, per fare un bagno in mare prima di tornare a casa.
Il movimento inafferrabile di un’onda o l'umido impalpabile sulle pietre levigate dal mare. Dei fermo-immagine su una natura in perenne movimento. Di fronte a una tua fotografia sembra quasi di rimanere in ascolto del paesaggio. Tu cosa senti quando lo ascolti?
Sono una persona che rimane molto a guardare e ad osservare la bellezza della natura. Per questo motivo ho iniziato a esplorare la costa della mia terra. Non c’è un momento esatto in cui cerco l’attimo giusto per scattare, ma c’è un momento in cui quello che sto facendo mi sopraffà completamente, fino ad estraniarmi dalla realtà. È buffo a dirsi, ma in quei momenti rischio parecchio. Sia di lasciarmi travolgere dalle onde, che di trovarmi arrampicato in qualche dirupo, e rendermene conto quando il sole è ormai basso ed è ora di andar via.
Le persone sono una presenza ricorrente nei tuoi lavori. Cosa guardano?
Guardano se stessi. Siamo circondati dai selfie e sembra che sempre più ci si voglia far notare per quello che si vorrebbe essere. Io cerco di rendere partecipi le persone dell’istante che stanno vivendo, riscoprirsi in quel momento, sentirlo e sentirvisi dentro pienamente. Ogni scatto avviene in quel particolare momento del giorno che precede il sorgere del sole o il suo tramontare. Cosa cerchi in quella luce tenue? Non amo le ombre nette, quelle dove il sole copre di netto uno spazio. Cerco la luce tenue che avvolge tutta la roccia o una persona nella sua interezza.
Quanto può durare una fotografia nelle tue “lunghe esposizioni”?
Dipende dal movimento che voglio conferire: può variare da 5 secondi a 30, è raro si vada oltre.
Come decidi “il prossimo posto”? E cosa porti con te?
Io le chiamo gite, alle volte le faccio da solo, alle volte porto con me qualche amico, ma in generale prendo la macchina il sabato o la domenica e vado a farmi, appunto, una gita. Il posto lo decido in base alle onde che potrei trovare oppure se mi va di avere il sole in faccia, a ovest all’ora del tramonto, o a est alle mie spalle. Non posso fare a meno della macchina fotografica e del treppiede, e poi ho sempre con me una bussola. Ma non per guardarla, solo per darmi la sensazione che sto partendo per un viaggio dall’altra parte del mondo.
Il dominare del bianco. A creare delle sensazioni un po’ surreali, quasi delle dissolvenze naturali, i vapori di un sogno. Dove ci vuoi portare?
Nella Sardegna vera, quella che rivelerebbe al turista che l’isola non è solo il posto bello per farsi il bagno, ma per la ricchezza e la varietà infinita del granito, ad esempio. Bello perché potrebbe essere uno di quei luoghi che si è sempre sognato di vedere prima o poi. Ecco, cerco di regalare un sogno a chi guarda le mie fotografie, e lo regalo anche a me stesso.
Linee e geometrie. Quanto è importante, nel tuo sguardo, l’architettura?
Praticamente è tutto. Ho avuto il piacere di incontrare una persona che mi ha fatto innamorare di qualunque tipo di linea si trovasse davanti ai miei occhi, e mi ha fatto innamorare dell’ “osservazione” stessa.
Instagram: in uno spazio di tempo brevissimo, i tuoi scatti raggiungono l’apprezzamento di migliaia di persone. Cosa pensi aggiungano e tolgano al tuo lavoro i Social Network?
Tanto tempo. Sono entrato a contatto con Instagram circa un anno e mezzo fa, e all’inizio ero scettico sul fatto che si pubblicassero delle fotografie come in un diario di bordo. Piano piano ho iniziato a seguire dei canali e delle persone da cui capire meglio come funzionasse. Esplorando un panorama più ampio di quello italiano, ho conosciuto persone che trascorrono la vita viaggiando per pubblicizzare luoghi, brand e magazine, e ho voluto provarci anche io. Piano piano mi sono fatto apprezzare per la mia ossessione sul mare ottenendo dei riscontri positivi, e ho iniziato ad ottenere delle commissioni per pubblicizzare alcuni brand non italiani.
Qual è, ad oggi, la soddisfazione più grande?
La maggiore soddisfazione è stata lavorare per un magazine di San Francisco per cui ho realizzato un servizio da Budelli, un isolotto della Sardegna settentrionale sopra la Maddalena, di fronte alle bocche di Bonifacio. Ho raccontato di un’isola “che non c’è”, e che pure esiste ed è di una bellezza esagerata. Lì ho conosciuto Mauro, il custode dell’isola ed il suo unico abitante, di cui ho potuto conoscere la storia. L’altro lato della medaglia, però, è l’amarezza di essere sostenuto da un magazine americano quando potrei collaborare con la Regione, la Provincia o un ente sardo, che pure investono su progetti che non portano a raccontare troppo di più su quest’isola. Progetti a venire.
Cosa bolle in pentola?
Devo essere vago. Tutte le mie foto appartengono a dei progetti che a loro volta andranno a convergere in un progetto ulteriore e unico, del quale non posso ancora parlare. Posso dire che non mi manca la voglia di viaggiare e sarei felice di poterlo fare con l’appoggio di qualche sponsor.
Salutaci con un ultimo scatto.
I LINK DELL'AUTORE:
http://www.cedricdasesson.com/
https://instagram.com/cedricdasesson
http://cedricdasesson.tumblr.com/
https://500px.com/cdricdasesson
https://www.behance.net/cedricdasesson
di Carlotta Comparetti
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