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Fabbriche abbandonate e vecchie centrali diventano spazi d'arte: Berlino Shoneweide

posted by Redazione at 18/07/2014

Fabbriche abbandonate e vecchie centrali diventano spazi d'arte: Berlino Shoneweide

È un pomeriggio di luglio e Berlino è coperta da un manto umido di nuvole. Dal finestrino rettangolare della metropolitana di superficie scorre la periferia sudorientale della città, che sembra lì ferma da sempre, uno di quei posti tranquilli e un po' spenti che ricordano la vita taciturna di un piccolo paese.

 

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Sulla via dell'aeroporto di Schoenefeld, quasi al confine con la zona C sulla mappa, si incontra il quartiere di Shoneweide, che proprio in questi giorni ospita la VII edizione del festival d'arte contemporanea “Kunst-Am-Spreeknie”, lungo il corso della Sprea proprio come vuole il suo nome (“arte ai piedi della Sprea”).

Ed è in questo scenario che comincia il racconto di Zuleika Munizza, calabrese classe '76, che quattro anni fa, a Berlino, ha dato vita al progetto di Berlino Explorer, il suo modo personalissimo di scoprire e condividere i volti più misteriosi della città.

 

Berlino Shoneweide

 

«Berlino Explorer nasce dall'idea di offrire un nuovo modo di leggere la città, scoprirne i quartieri, raccontarne le Storie non solo a chi è qui di passaggio ma anche a chi ci vive. Dopotutto, a volte le cose più interessanti sono dietro l'angolo e non ce ne accorgiamo....», comincia Zuleika.

Berlino Explorer racconta, attraverso un'esperienza dedicata e personale, tutto ciò su cui una normale travel guide non si sofferma, o addirittura tralascia, svelando Berlino attraverso i suoi percorsi meno battuti, luoghi e storie dimenticate, piccoli segreti dell'architettura urbana. Come quelli custoditi a Shoneweide, appunto.

 

Berlino Shoneweide

 

A pochi passi dalla stazione, il profilo degli edifici conserva la memoria storica di un quartiere operaio: l'occhio si perde tra fabbriche di mattoncini rossi e capannoni, scheletri arrugginiti di carrucole e gru, larghi viali, pochi anzi pochissimi ausländer (“stranieri”).

La sua storia torna indietro fino alla seconda metà dell'Ottocento, quando l'ingegnere Emil Rathenau installò qui l'AEG, il maggior impianto per la produzione di energia elettrica che, in breve tempo, avrebbe portato illuminazione pubblica e riscaldamento a tutta la capitale. Molti altri industriali avrebbero seguito la scia, contribuendo a trasformare il quartiere di Shoneweide nel più grande polo industriale di Berlino.

L'impianto, di dimensioni mastodontiche – pare che un tempo ospitasse una comunità di trentamila lavoratori – rimase in attività anche durante la seconda guerra mondiale, praticamente fino alla caduta del muro. Il 1989 e gli anni a venire rappresentarono uno spartiacque: da lì le aziende chiusero o si trasferirono altrove, lasciando il segno del loro trascorso nella cosiddetta “archeologia industriale” di un quartiere divenuto improvvisamente fantasma.

 

Berlino Shoneweide

 

«Subisco il fascino delle rovine e della decadenza di una città che nasconde tra le sue pieghe un passato perlopiù doloroso. La ricerca nasce dalla mia immensa passione per Berlino e per l'architettura, unita all'insaziabile curiosità verso l'archeologia industriale, esplorazione e studio di antichi edifici e impianti produttivi in disuso, che a volte trovano una nuova funzione, altre rimangono abbandonati e dimenticati come Dornröschen (la Bella addormentata)... Non da tutti però», commenta la ragazza.

 

Berlino Shoneweide

 

E una sorta di risveglio, in effetti, è ciò che sta accadendo anche a Shoneweide. Nell'ultimo decennio c'è stata una grandissima attenzione a quest'area nell'ottica di riqualificazione dei suoi spazi: alcune delle strutture preesistenti sono rimaste officine e magazzini, e altre, invece, dei maestosi, bellissimi spazi artistici che ospitano mostre ed eventi culturali come il Kunst-Am-Spreeknie, e senza che la struttura originaria sia stata minimamente alterata: cavi a vista, turbine, pannelli di controllo, grate, sottopassaggi, odore di pietra e ferro.

Qui, oggi, a tracciare un percorso tra le sale del vecchio impianto produttivo, sono fotografie d'autore, dipinti e installazioni, illuminati dalla luce naturale che filtra dalle coperture dei capannoni e dalle vetrate, mentre il suono di un pianoforte si fa via via più forte e conduce alla vecchia officina elettrica.
«Son più di quattro anni che continuo ad esplorare e incontro sempre nuovi luoghi da scoprire e consigliare lungo le strade di Berlino, che non smette mai di sorprendermi».

 

Berlino Shoneweide

 

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di Carlotta Comparetti

 

 

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