Riccardo Atzeni sembra uscito da una delle sue caricature. Un personaggio con gli occhi vispi e pieni di luce che si aggira distratto in un mondo tutto colorato, giocoso e un po' naif. Proprio come i protagonisti del suo immaginario artistico, che prende forma attraverso caricature e fumetto, illustrazione e animazioni. Qualche tempo fa abbiamo incontrato Riccardo e, insieme, abbiamo divagato un po'...
Quando hai capito che il disegno e l'illustrazione sarebbero stati la tua strada? Raccontaci l'inizio.
Il disegno fa parte del mio modo di essere e di mostrarmi agli altri fin dall'infanzia, anche a causa di un problema di deambulazione che ho avuto alla nascita e che non mi permetteva di esprimermi pienamente col movimento. Non ho mai avuto la fase “farò il pompiere o il poliziotto”. Ho sempre saputo che avrei fatto questo e basta.
Di cosa ti nutri per trovare l'ispirazione? (altre arti, umori, esperienze…)
Il cinema mi ha insegnato come comporre un'immagine e inserirla in un processo di storytelling in movimento. I fumetti sono un miniera di conoscenza per quel che riguarda l'armonia e il dialogo fra immagini. Le arti pittoriche per lo studio di forma e colore.
Quali sono gli elementi che caratterizzano il tuo stile e chi popola l'immaginario a cui dai vita?
La nota più interessante sul mio stile è che non ne ho uno. Sono mutevole e adattabile. In passato mi sono sforzato di far emergere uno stile predominante, ma con scarsi risultati. Ho paura che possa trasformarsi in una gabbia. L'immaginario è nato nell'infanzia, nutrito da miti e contesti fantastici; a questo si è unito, successivamente, il desiderio di rappresentare la normalità, la gente comune.
Sempre più spesso, la grafica influenza il disegno. Nel tuo caso, come "dosi" le giuste combinazioni?
Realizzo quotidianamente illustrazioni per contesti digitali, legati alla grafica web. La sfida è far convivere due realtà opposte: una bella illustrazione vive della ricchezza di dettagli, una buona grafica è sintetica. Creo illustrazioni dettagliate nell'insieme, ma frutto di una sintesi del tratto e della geometria delle forme.
Da una illustrazione tradizionale all'animazione. Come cambia, anche tecnicamente, il tuo ruolo?
Si tratta di un processo molto più lungo, l'animazione è una vera sinestesia di arti: illustrazione, cinema, recitazione, musica. Il percorso creativo parte da uno storyboard ben collaudato, si passa attraverso un momento strettamente legato all'illustrazione, ma poi tutto cambia, si arricchisce. Ma anche qui valgono le buone regole di composizione dell'immagine. Dev'esserci sempre coerenza.
Quali personalità (artistiche?) hanno influenzato il tuo percorso / la tua formazione?
Sicuramente la corrente di fumetto franco/belga (e personalità come Cavazzano in Italia) hanno influenzato in modo indelebile il mio modo di vedere forme e figure. Pittori come Edward Hopper, o i nostri sono una grande ispirazione per quel che riguarda la sintesi espressiva. Sembra un precursore della comunicazione digitale!
Sullo sfondo, la Sardegna. In che modo il paesaggio e i suoi colori hanno influenzato - se lo hanno fatto - la tua paletta?
Non ho mai sentito in me un forte senso di “radici”. Professionalmente ho lavorato a tantissimi progetti legati al territorio, ma se lavoro liberamente, concentrandomi su me stesso, questo elemento emerge poco. Ma impazzisco per le pennellate di Figari, le forme di Biasi o la ricchezza di Delitala.
Dopo aver terminato un lavoro, quali caratteristiche deve avere per ritenerti soddisfatto?
La risposta sta nel nocciolo delle cose. Che si tratti di un acquerello, un layout grafico o un'illustrazione digitale, tutto si riduce a forma e colore. Azzecca la forma migliore, la più espressiva e forte. Azzecca il colore. Non c'è nient'altro.
Nel tuo portfolio, un album variegato di caricature. Cosa cerchi nei volti delle persone?
La galleria di #facce che ho realizzato è un omaggio ai proprietari di quei volti. Quando realizzi una caricatura cerchi la persona, passando per il viso. Restituisci il carattere attraverso la bocca, i capelli, una ruga. Avere una foto davanti non basta: devi aver conosciuto.
Qual è, tra i protagonisti delle tue creazioni, quello che ti somiglia di più?
Nessuno in particolare. Però se mi soffermassi a guardare l'insieme di quello che ho fatto in questi anni di lavoro, credo che inevitabilmente salterebbe fuori chi sono stato, cosa ho provato.
Un progetto o un'ambizione. Oppure un segreto.
Da qualche anno ho in testa l'idea di un poker di cortometraggi animati dal sapore internazionale, che coinvolgano persone, musiche e tradizioni di paesi lontani. E' un progetto lungo, ma fortunatamente non ha una data di scadenza.
I link a cui possiamo seguirti...
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di REDAZIONE YESEYA
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